se fosse per me farei la pace

Non so voi dopo le notizie di ieri, dopo aver visto quei corpi allineati su una delle spiagge più belle del mondo, corpi che poche ore prima erano vibranti di emozioni, di speranze, di paura, corpi di bambini ai quali le mamme e i papà su quella barca avranno senz’altro raccontato storie o cantato canzoncine per distrarli dal lungo e disagiato viaggio, bambini, uomini, donne spaventati, felici e allo stesso tempo immancabilmente tristi col magone dell’abbandono, dell’abbandono di una terra amata per navigare verso l’ignoto, verso la  terra promessa. Una terra che noi sappiamo bene che non promette niente, abbiamo tutti una gran paura del futuro mentre per loro la nostra terra era il futuro, un futuro migliore, un futuro di lavoro e di istruzione per i propri figli. Non potevano certo rimanere tutti a Lampedusa dove gli abitanti sono buoni, solidali e candidati al premio nobel per la pace. Alcuni sarebbero sicuramente finiti in terre più aspre, scontrandosi  con mentalità povere e grette, magari non avrebbero avuto una vita fatta di agi, ma l’avrebbero avuta: sarebbero vivi! Non so voi dicevo, ma per me oggi pensare alle collaborazioni, alle ricette, ai concorsi di cucina mi fa sentire povera, tanto povera perciò voglio condividere questi pensieri ed anche altri. Per questo vi segnalo l’iniziativa dell’Espresso “Candidiamo Lampedusa al Nobel per la pace“, una petizione da presentare alle nostre istituzioni  per …Premiare un’isola e i suoi abitanti con un riconoscimento internazionale altamente significativo che servirebbe anche a svegliare l’Unione Europea dal suo torpore, da un silenzio talvolta fatto di egoismo e indifferenza, e spingerla a occuparsi del dramma di intere popolazioni di migranti che non può essere affidato alla generosità e all’altruismo di un solo paese o addirittura di un piccolo scoglio in mezzo al mare….
Firmate se volete!
E poi voglio segnalarvi un blog non di cucina ma un blog-diario- cronaca di una vita fatta di dignità, orgoglio e resistenza. Il blog di Roberto che vive senza fissa dimora ma senza paura, in compagnia del suo cane in un giaciglio a Trastevere e che, ahimè, è stato sfrattato da Roma Capitale (ma capitale de che?), sfrattato di un giaciglio, di un angolo di strada e delle sue coperte. Anche in questo caso se vi va leggete il suo diario, facciamogli compagnia perché non senta la solitudine e la distanza della comunità in cui “vive”. 
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12 Comments

  1. Che dire Marina, è disgustoso come questa situazione sia così aggirata, questa è una patata bollente che nessuno ha voglia di tenersi in mano…e intanto centinaia di persone muoiono, è intollerabile…
    Grazie per le segnalazioni che hai fatto, vado a guardare!!
    Un bacione!

  2. says: Luna B

    Sei stata davvero gentile e sensibile a scrivere questo post, onestamente pur dispiacendomi per questa tragedia, non avrei saputo scrivere di meglio 🙂

  3. says: Rosy

    Ciao Meri, sono Rosy di Non solo Cucine Isolane, sono passata a trovarti e ho letto con molto interesse il tuo post..concordo pienamente con quanto hai scritto..non ci sono parole di fronte a una tragedia di dimensioni così immani…ti ringrazio tantissimo per le segnalazioni, vado a dare uno sguardo….
    rosy
    ps: mi sono unita con tantissimo piacere ai tuoi lettori, complimenti per il bellissimo blog..ti seguirò anch'io veramente con tantissimo piacere….

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